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Oggi parliamo di unicorni

Oggi parliamo di unicorni.

Chi sono gli unicorni?

In questo nuovo articolo ti darò 3 diverse chiavi di lettura della parola unicorni e una di queste è legata ad un nuovo progetto che sto per lanciare.

Vuoi saperne di più?

E allora seguimi in questo articolo!

 

Unicorni.

Quando senti questa parola cosa ti viene in mente?

L’unicorno, ci ricorda Wikipedia, è una creatura leggendaria dal corpo di cavallo con un singolo corno in mezzo alla fronte.

È proprio il corno a rendere questo animale diverso dal semplice cavallo e le leggende raccontano che sia usato per sortilegi e incantesimi.

Nei libri di Harry Potter, la Rowling ce ne parla così:

Il sangue dell’unicorno ti mantiene in vita anche se sei a un passo dalla morte; ma il prezzo da pagare è tremendo. Poiché hai ucciso una cosa pura e indifesa per salvarti, dall’istante che il sangue tocca le tue labbra non vivrai che una vita a metà, una vita maledetta.

Sono un appassionato di fantasy, con un passato da giocatore di Dungeons & Dragons e potrei parlarvi di questo animale per ore ma rischieremmo di andare fuori tema.

 

Un altro significato di unicorni è legato al mondo delle startup: in questo contesto si chiamano unicorni le aziende che in poco tempo sono riuscite ad ottenere una valutazione di mercato di almeno un miliardo di dollari.

Secondo Money.it, ottenere lo status di unicorno può essere molto difficile. Stando alle stime, un’azienda ha solo lo 0,000006% di possibilità di diventare un unicorno e ci vogliono in media sette anni perché una startup nascente diventi unicorno.

Quali sono le startup che conosciamo tutti che sono diventate degli unicorni?

C’è ovviamente Facebook, ma anche Spotify, Sumup, Stripe, SpaceX e Klarna.

La prima startup unicorno italiana è stata Yoox, fondata nel lontano, si fa per dire, anno 2000.

E poi?

Ci sono altri significati per gli unicorni?

Sì ed è proprio il tema di cui ti voglio parlare oggi.

 

Di profili a T e di multipotenziali ho già parlato più volte all’interno di questo blog:

 

In breve, i profili a T sono persone che ad un certo punto del proprio percorso personale invece di continuare ad approfondire un argomento hanno deciso di apprenderne altri.

Ma attenzione: i profili a T amano creare cortocircuiti tra argomenti differenti, o come direbbe Steve Jobs, adorano unire i puntini anche quando questi puntini sono molto lontani tra loro e spesso… ci riescono!

Ad esempio Paolo Roversi, noto scrittore di gialli con un passato da informatico nerd,  è un esempio di multipotenziale: unisce i puntini delle sue competenze attraverso il protagonista dei suoi libri, il giornalista hacker Enrico Radeschi.

Se vogliamo andare a scomodare i grandi, Leonardo da Vinci è l’esempio lampante di multipotenziale, una figura eclettica i cui talenti spaziano tra molteplici campi.

Ognuno di noi a cavallo tra il mondo della scrittura quando racconta la propria esperienza e le discipline di cui è esperto potrebbe avere dei tratti da multipotenziale.

 

Uso il condizionale perché qualcuno diciamo che ci nasce: ossia ha una naturale propensione a tenere i piedi in più scarpe, ma altri possono allenarsi e attraverso un percorso specifico entrare nel mindset del multipotenziale.

I multipotenziali in azienda sono figure preziose in grado di creare ponti di comunicazione tra reparti diversi che usano linguaggi diversi.

Pensiamo ad esempio, nelle software house e nelle web agency, la spaccatura spesso evidente tra web designer e sviluppatori, piuttosto che tra sviluppatori e account.

Non sempre si capiscono tra di loro perché parlano linguaggi differenti.

I multipotenziali avendo competenze di entrambi i mondi sono in grado di far dialogare tra loro reparti diversi dell’azienda.

Ma non finisce qui.

 

Torniamo al nostro ipotetico personaggio che ha intrapreso un percorso iniziale su un certo argomento.

Se volesse ampliare le proprie competenze e si trova ad avere un profilo a T, cosa succederebbe se all’improvviso in preda al sacro furore di un nuovo interesse, di una nuova passione, di un nuovo lavoro totalmente diverso, decidesse di approfondirlo?

Avremmo un profilo chiamato pi greco: un architrave orizzontale di conoscenze generaliste sorretto da due solide colonne verticali.

Ovviamente persone con il profilo pi greco sono ancora più difficili da trovare, rispetto a quelle con i profili a T.

Ora facciamo un passo ancora in avanti.

 

Immagina una persona con molteplici interessi, che magari fa anche vari lavori con ruoli diversi e mescola tutto questo insieme…

Se provassimo a rappresentare graficamente il suo profilo, probabilmente avrebbe una lunga linea orizzontale di conoscenze varie, sorretto da tante linee verticali di lunghezza diversa a seconda del livello di profondità dell’esperienza sui singoli argomenti.

Questi profili in gergo si chiamano key-shape profile, profili a chiave, e prendono il nome dalla figura stilizzata di una chiave che rappresenta il grafico delle loro competenze.

Figure di questo tipo che naturalmente sviluppano questi profili sono delle eccellenze, sono talmente rari che sono paragonati a unicorni.

 

Già, unicorni.

Ti piacerebbe essere un unicorno? Negli Stati Uniti, le leggende (visto il tema è ovvio che siano leggende) sono pagate anche 300 o 400 mila euro l’anno.

Quindi te lo richiedo.

Ti piacerebbe essere un unicorno?

E come si diventa unicorni?

Da oggi, in Italia c’è un istituto che nasce proprio con questo obiettivo ed è il progetto a cui sto lavorando dall’inizio dell’anno.

Si chiama Unicornucopia: dove nascono gli unicorni di domani.

Vuoi saperne di più? Visita il sito ufficiale www.unicornucopia.it, potrebbe esserci un unicorno anche dentro di te.

 

Ascolta “Oggi parliamo di unicorni | Episodio 111” su Spreaker.

Immagine da Depositphotos.

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