Scrivere un libro. Da dove iniziare?
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Davide, vorrei scrivere un libro.
Non so ancora se voglio parlare del mio lavoro, delle mie passioni o di qualcosa a cavallo tra questi due mondi.
Da dove posso iniziare? C’è un processo da seguire? Trovo prima l’editore o prima scrivo il libro?
Ne parlo con Ester Memeo, podcast coach, producer e autrice dello show “Podcast per il Business”.
Ester: Davide, ho in mente di scrivere un libro. Ho sempre avuto la passione per la scrittura ed è un’idea che maturo da molto prima che facessi la podcaster. Da un punto di vista professionale lo ritengo un mezzo molto interessante per poter condividere la propria esperienza, il proprio metodo e il proprio pensiero.
Mi domando: come si sceglie l’argomento per scrivere un libro, che sia quello giusto e non sia stato affrontato già da altri?
Davide: Questa è una domanda che mi viene posta spesso, soprattutto da chi magari ha già un podcast, o da chi fa video o chi ha un blog. C’è sempre un momento in cui facciamo un bilancio di conoscenze ed esperienze fatte in passato, e apparentemente a volte ci sentiamo confusi di fronte a tutti gli argomenti che potremmo considerare per scrivere un libro, alcuni anche molto lontani tra di loro.
La prima cosa che possiamo provare a chiederci è quale sia il nostro obiettivo. Creiamo già una distinzione che ci permette di dire, per esempio, che la nostra sfera o storia personale potrà rientrare tra gli argomenti, ma solo come strumento a sostegno del progetto editoriale: in questo modo il nostro focus inizia proprio a prendere una direzione totalmente diversa.
Ester: Immagino che subito dopo ci siano da fare anche delle ricerche di mercato, perché ci possono essere tanti professionisti che operano nel mio stesso settore e che hanno scritto un libro sui miei stessi argomenti.
Davide: Sì, e potremmo avere due approcci.
Il primo è molto lineare, per cui facciamo delle ricerche online dirette, andiamo per ipotesi su Amazon e controlliamo quali libri sui podcast sono già stati pubblicati.
Dettaglio strategico: consideriamo sempre la data di pubblicazione, perché un libro pubblicato anni fa può trattare oggi dei contenuti obsoleti, o che sono cambiati radicalmente nel tempo. Questi sono comunque dei trampolini di lancio da cui partire per scrivere un libro nuovo.
Per altri macro argomenti, invece, assistiamo a una sorta di staffetta.
Pensiamo proprio al mondo dei podcast: uno dei primi autori è stato Giulio Gaudiano, e poi tutti gli altri autori hanno pubblicato diversi libri sullo stesso tema dopo di lui, a distanza di tre o sei mesi l’uno dall’altro.
Il nostro libro potrebbe dire esattamente le stesse cose che dicono loro, ma con le nostre parole.
Il secondo approccio consiste nel cercare quali case editrici trattano argomenti relativi al digitale e trovare quella che non ha ancora nel suo catalogo un titolo come il nostro.
I grandi editori pubblicano ogni anno tantissimi libri sul digitale, ma una parte del loro pubblico sceglie il loro taglio rispetto a quello di altre case perché cerca proprio il loro punto di vista, che in un caso può essere più teorico, in un altro più strategico, o in un altro ancora più pragmatico.
Altrimenti, terza opzione: dato che non abbiamo un’idea già chiara al 100% di come si svilupperà per intero il nostro libro, possiamo cercare anche tra quelle case che hanno già in catalogo titoli simili al nostro.
C’è un altro aspetto ancora.
Pensiamo a tutte le sfumature di un macro contenuto, ad esempio, quando sono usciti i primi testi sui podcast, si riusciva in un unico libro a esaurire tutte le sfaccettature del tema, dato che era tutto più semplice e meno variegato agli albori.
Più si va avanti, più i singoli macro temi potrebbero costituire un intero libro.
Il mondo è in continua evoluzione, quindi ci sono sempre maggiori possibilità per trattare in profondità diversi argomenti.
Abbiamo momenti in cui la conoscenza di un tema è più superficiale e ampia e momenti in cui abbiamo un maggiore bisogno di approfondire.
Ester: Secondo te è consigliabile oppure no leggere anche i testi già scritti sui nostri argomenti per capire come sono stati affrontati, per trovare il modo di differenziarci, oppure è un ostacolo alla creatività?
Davide: Ci sono due strade per fare scouting (cioè raccogliere informazioni).
Possiamo anche solo leggere l’indice di questi libri o le recensioni di chi li ha letti: già questo ci aiuta a capire più o meno come verrà trattato l’argomento di partenza.
Oppure, effettivamente scegliamo dei titoli e li leggiamo integralmente, magari con una modalità di lettura veloce, o con più attenzione, come un’opportunità per cogliere delle citazioni che poi inseriremo nel nostro libro, rendendolo così più autorevole.
A questo proposito, è utile anche vedere come trattano il nostro argomento all’estero, per capire a quali conclusioni sono già arrivati o quali scoperte hanno già fatto rispetto a noi.
Un piccolo trucco: la bibliografia riflette quanto è aggiornato il nostro testo, a seconda della data di pubblicazione delle fonti citate.
Ester: Ho una domanda: che ruolo ha l’editore nella scelta degli argomenti e quindi anche del taglio da dare al libro?
Davide: Ha un ruolo fondamentale ma che spesso purtroppo non viene preso in considerazione, ed è uno dei motivi per cui tanti libri vengono scartati.
L’editore si fa garante del contenuto dei suoi libri, che organizza in collane che ruotano ciascuna attorno a un tema.
Se un manoscritto non è in linea con le collane dell’editore, sappiamo già che verrà scartato.
Oppure, un testo viene rifiutato perché ce n’è già uno simile in collana o anche perché il contenuto non è in linea con il taglio editoriale generale della casa editrice.
Facciamo un esempio pratico: Dino Audino Editore ed Editrice Bibliografica trattano libri sulla scrittura.
Apparentemente dal nostro punto di vista di lettori hanno due collane identiche, ma in realtà la prima ha un taglio più professionale e approfondito, la seconda si rivolge a chi aspira a lavorare in ambito editoriale e approccia la materia per la prima volta.
Il mio libro, quindi, potrebbe avere un contenuto più in linea con il taglio di una o dell’altra casa editrice.
Ester: Allora avrebbe più senso per un autore iniziare a scrivere la bozza di un libro e poi rivolgersi alla casa editrice, o contattare la casa editrice prima, premessa ovviamente la fase di scouting iniziale?
Davide: Ti racconto la mia esperienza.
Quando ho deciso di scrivere il libro “Promuovere e raccontare i libri online”, l’ho prima proposto a Editrice Bibliografica, per la collana “I mestieri del libro”, quindi con un target preciso e di conseguenza argomenti più specifici.
Mi è stato chiesto l’indice del libro, ossia la struttura totale con gli argomenti, e il primo capitolo, per capire come scrivevo.
Immaginando il libro come una sorta di start up, il primo capitolo è il Minimum Value Product, cioè un prodotto iniziale di valore, che validi l’idea che sta dietro al libro.
Sempre sul rapporto tra autore ed editore, più l’autore è bravo a scrivere un libro incontrando lo stile comunicativo di una certa casa editrice, più è facile fare il matching.
Tempo fa, parlando con Luisa Carrada del suo libro “Il mestiere di scrivere”, edito da Apogeo, le dissi che era ancora molto attuale, ma le chiesi anche se avesse in mente un “Mestiere di scrivere 2.0”.
Lei ha risposto: «Al momento non ho in testa di scrivere un libro “apogeico”», proprio a indicare che esiste uno stile esclusivo di quell’editore o di quella collana in particolare.
Ester: E come funziona quindi con il self publishing? Gli autori lo scelgono perché non hanno trovato una casa editrice ideale o per altri motivi?
Davide: Alcuni libri nascono proprio per essere pubblicati in self publishing, perché puntano su alcuni fattori chiave.
Il primo: il tempo. Tecnicamente, posso scrivere un libro oggi e vederlo pubblicato domani.
L’instant book si presta a qualunque argomento nuovo e in rapido mutamento, come il digitale appunto.
Il secondo: target molto specifico. Posso avere un contenuto molto interessante ma molto di nicchia, per cui un editore non prenderebbe neppure in considerazione il mio libro.
Il terzo: il contenuto e il formato di stampa non sono facilmente realizzabili da un editore diciamo così standard.
Come per “Metodo Design Marketing: Analizzare i micro-dati per testare e scalare strategie di mercato“ di Massimo Giacchino, un A5 orizzontale come una specie di presentazione Powerpoint.
L’ultimo: il self publishing permette di pubblicare contenuti che hanno anche la funzione di autopromozione.
Ad esempio, la trilogia di libri autopubblicati da Alessio Beltrami sul content marketing, costituisce una strategia di promozione, un contenuto venduto a prezzo di costo per farsi conoscere.
Ester: Davide, devo decidermi a scrivere il mio libro. Riassumendo, che consigli mi dai per cominciare?
Davide: Per prima cosa, scrivi una lista di tutti gli argomenti di cui vorresti parlare all’interno del tuo libro; poi passa allo scouting, ma allo stesso tempo cerca di tenere traccia nei vari libri degli argomenti che hai deciso di toccare anche tu nel tuo testo e segnali; questo ti aiuterà a capire quanto certi aspetti siano già stati trattati e quanti poco o per nulla, per poi cercare di inserirti e scrivere un libro considerando proprio le parti meno trattate dagli altri.
Ester: Grazie, porto a casa un gran bagaglio di informazioni utilissime per scrivere un libro, che immagino rispondano anche alle domande dei lettori del tuo blog.
Davide: E se per caso aveste una domanda a cui non abbiamo risposto, fatela pure via mail e cercheremo di rispondere in uno dei prossimi articoli.
Ascolta “Scrivere un libro Da dove iniziare? Episodio 114” su Spreaker.
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