Punto potenziale
Il punto.
Che cos’è questo simbolo ortografico?
Ed è tutto lì, racchiuso in un semplice segno ortografico o c’è dell’altro?
Cos’è il punto?
Il punto prima di tutto è un segno ortografico, un segno di interpunzione che, in un discorso, segna la pausa più lunga.
Comunemente usiamo la parola punto o spesso anche puntino per indicare qualcosa di piccole, anzi spesso piccolissime dimensioni, come un granello di sabbia.
Ma è proprio così?
Se prendiamo in prestito giusto un paio di righe dalla definizione presente sulla Treccani , scopriamo che “si può ritenere come punto ogni corpo di dimensioni sufficientemente piccole”, e se ci piace giocare con le parole, e a noi piace giocare con le parole, sappiamo che questa espresione non ha un significato specifico, proprio, perché grande e piccolo esprimono qualcosa di relativo.
Se è notte, alziamo la testa e guardiamo il cielo e non ci sono nuvole, vediamo la volta celeste interamente coperta di puntini, ma sappiamo anche che alcuni di quelli sono pianeti e se li consideriamo pianeti, ad esempio, Venere, Marte o Giove, sappiamo anche che alcuni di quei puntini sono molto più grandi della Terra stessa che abitiamo.
Il punto a seconda della nazione in cui ci troviamo assume un ruolo importante quando ci aiuta a separare le migliaia, in altre è una scartina destinata a separare le unità dai decimali.
Una tripletta di punti, è il simbolo più veloce per indicare, una pausa di riflessione ma anche un essere senza parole.
In ambito digital i 3 puntini in tondo sono una icona che apre menù di navigazione e impostazioni.
Il punto è anche il curioso protagonista di una filastrocca di Gianni Rodari, intitolata il dittatore che fa più o meno così:
Un punto piccoletto, superbioso e iracondo,
“Dopo di me” – gridava –
“verrà la fine del mondo!”
Le parole protestarono:
“Ma che grilli ha per il capo?
Si crede un Punto-e basta,
e non è che un Punto-e-a-capo”.
Tutto solo a mezza pagina
lo piantarono in asso,
e il mondo continuò
una riga più in basso.
Ora andiamo oltre.
Il punto è piatto, schiacciato, concentrato, è una goccia minimale, densa, pesante, potente.
Se osserviamo il punto da una nuova prospettiva, potremmo dire che il punto è come un seme.
E’ dal punto che nasce qualsiasi altro segno: provocatoriamente potremmo dire che in principio era il punto, tutto inizia da un punto.
Il punto è un qualsiasi altro segno, tratto, lettera, numero, simbolo.
Il punto è un segmento in potenziale, è una retta in potenziale e una retta si estende all’infinito, a indicare fin dove si può spingere quel piccolo baccello che è come un fagiolo magico e proprio come quel fagiolo può portarci lontano.
Il punto può diventare un cerchio e abbracciare, circondare e racchiudere tutto quello che contiene, o escludere quello che quel cerchio lascia fuori dal suo perimetro.
Il punto quando diventa linea può essere anche una linea animata, un cartone animato bidimensionale che ha tanto divertito e stupito tante generazioni.
Il punto ha la forza di ergersi e sfidare la gravità della terza dimensione, può diventare un cubo, un parallelepipedo, una piramide, un cilindro e persino una sfera.
Il punto ha in sé tutte le forme geometriche dell’universo, sono tutte contenute in quella piccola goccia di inchiostro, in quel minuscolo granello di stella.
Io lo chiamo punto potenziale.
Ora tu cosa vuoi fare del tuo punto potenziale?
Puoi decidere chi o cosa essere, quale forma darti, quale tridimensionalità dare al tuo presente e al tuo futuro, come crescere con la tua formazione.
Puoi scegliere di lasciare la metafora dell’iceberg agli altri e raccontarti partendo da un punto e da lì dare alla tua storia la direzione che che vuoi.
Quando hai un dubbio sul tuo presente o sul tuo passato, ricorda, sei un punto potenziale e in tè in potenza c’è tutto.
Ascolta “Punto potenziale | Episodio 127” su Spreaker.
Immagine da Depositphotos.