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Operazione Overlord: story telling

Terzo mio progetto sullo story telling all’interno del percorso di formazione Toastmasters International.

Il tema del progetto è The Moral of the Story.

Lo scopo di questo discorso è:

“Every story should offer some lesson or insight into life and human nature. USe stories with lessons to illustrate points in your own speeches. You can quote the stories of others, or make up your own. A story with a lesson or moral, should have a simple plot and a simple characters and the topic should be something with which people are familiar. The story should have and unexpected and somewhat humourous conclusion.”

Chi di voi ha mai sentito parlare dell’operazione Overlord?

È il nome in codice dello sbarco in Normandia.
Un’impresa fondamentale per dare una svolta alla seconda guerra mondiale.

Presidente, colleghi e gentili ospiti, non so invece quanti di voi sappiano come fu scelto il capitano che avrebbe guidato il primo gruppo d’assalto di quell’impresa.

Il comandante Eisenhower era indeciso, non sapeva a chi affidare la missione.
Era troppo importante per fallire, ma non sapeva nemmeno di chi potesse fidarsi.
C’erano sicuramente anche delle spie tedesche tra i suoi uomini e non aveva il tempo per neutralizzarle tutte.

Dopo un’accurata selezione, il suo staff aveva però trovato alcuni uomini che erano considerati non solo i migliori, ma anche i più fidati.
Eisenhower decise quindi di convocarli e di conoscerli di persona.
Gli uomini entrarono, guidati dal suo attendente.

Il comandante li guardò uno ad uno, quindi chiese al primo.
“Perché ti sei arruolato?”
“Combatto perché mi piacciono le armi e il combattimento. Sono il migliore.”, disse il primo.
Bene, pensò Eisenhower, quest’uomo può guidarci al successo con la sua esperienza.

Poi fece la stessa domanda al secondo, “Perché ti sei arruolato?”
“Combatto perché il mio bisnonno era un soldato, mio nonno un soldato, mio padre un soldato, i miei fratelli sono soldati. Ho la guerra nel sangue. Posso compiere qualsiasi missione.
Bene, pensò Eisenhower, quest’uomo è sicuramente il più affidabile, da generazioni.

Eisenhower fece la domanda anche al terzo, un uomo di colore.
“Perché ti sei arruolato?”
“Combatto per salvare il mondo.”
Bene, pensò Eisenhower, quest’uomo potrebbe rappresentare il simbolo di un nuovo inizio e di un vero e proprio cambiamento. Forse era questo l’uomo che stava cercando.

Poi si volse verso l’ultima delle persone convocate, era un capitano giovane, aveva meno di trent’anni.
“E tu, perché ti sei arruolato?”
Il capitano tirò fuori dal taschino una foto sbiadita di una donna con due bambini, “Io combatto per loro. Combatto per salvare loro tre”

Eisenhower lo guardò intensamente per alcuni minuti, poi disse “Sarai tu a guidare il nostro sbarco.”

Una volta congedati gli uomini, il suo attendente gli chiese “Perché avete scelto quel capitano? Tra loro è il meno esperto.”
Semplice“, rispose Eisenhower, “Il primo e il secondo erano troppo pieni di sé. Il terzo combatteva per un ideale troppo grande per una persona sola.
Poi aggiunse, “quel capitano invece, combatte per salvare solo tre persone, la sua famiglia. Lui sì che ce la farà”.
E poi, una persona che combatte per proteggere la sua famiglia, non può essere una spia.”

 

Davide Giansoldati

 

Foto credits Wikipedia / Wikimedia

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