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Amore e Psiche: un progetto di story telling

Quinto e ultimo progetto del manuale avanzato sullo story telling all’interno del percorso di formazione Toastmasters International.

Il tema del progetto è Bringing History to life. Lo scopo di questo discorso è: “Storytellers have also been historians, using their talents to tell the world about the events that shaped it. Stories about the knights of the Round Table, battles, explorers and leaders are as interesting as todays as they were many years ago. When telling an historical story, narrow it to one event and make sure it has a plot, conflict, characters, a setting and action.
Carefully develop the characters. You may have to cut the story to fit your time limits.”

Il mio discorso si ispira alla leggenda di Amore e Psiche.
La storia di Amore e Psiche viene messa per iscritto da Apuleio,
scrittore latino del II secolo nella sua opera Le metamorfosi.

C’era una volta una ragazza bellissima.
Il suo nome era Psiche ed era la figlia del re.
Era la più piccola di tre sorelle: anche loro erano molto belle, ma lei, Psiche, aveva una bellezza straordinaria, quasi divina.
Alcuni dicevano persino che fosse più bella di Venere.

La dea Venere si sentì minacciata da quella creatura umana, così chiese a suo figlio Cupido di farla innamorare del più brutto e insulso essere vivente.
E così fu: Psiche un giorno fu rapita dal vento e si ritrovo in un’enorme dimora piena d’oro, d’argento e altri gioielli.

Durante quella prima notte notte il suo promesso sposo venne a farle visita per fare l’amore con lei: così il giorno dopo e quello dopo ancora e quello dopo.
Arrivava col favore della notte, restavano insieme al buio e, prima che sorgesse il sole, l’uomo scompariva di nuovo.

“Psiche, amore mio”, diceva l’uomo, “tu potrai stare qui fin che vorrai, ma ad una condizione: mai dovrai vedere il mio volto”.

Le giornate passavano lente e vuote: l’uomo le faceva compagnia solo di notte e Psiche di giorno era sempre sola; lentamente la ragazza perse l’appetito e la voglia di vivere.
“Perché piangi, amore mio?”, le chiese lui una notte.
“Mi mancano le mie sorelle, mi manca la mia famiglia”, rispose lei.
L’uomo acconsentì a farle incontrare le sorelle: “Guardati da loro: le loro parole sono infide”
Il vento portò da lei le sorelle: trascorsero insieme una splendida giornata e, giunta la sera le riportò a casa cariche d’oro.

Le giornate di Psiche con la compagnia delle sorelle diventarono ben presto più allegre.
Il suo amato ogni volta la metteva in guardia da loro, ma lei lo tranquillizzava.

Le sorelle ben presto divennero gelose di Psiche: lei aveva tutte le ricchezze che voleva ed era così felice del marito.
Loro invece erano state costrette a sposare degli zotici più vecchi di loro padre.
Decisero quindi di vendicarsi.

La volta successiva, quando incontrarono Psiche le dissero: “Sorella, sorella. Abbiamo paura per te. Dobbiamo svelarti un segreto: tuo marito è un mostro tremendo. Ruba, uccide, saccheggia. Nessuno riesce a fermarlo, ma forse tu.. col favore della notte…”

Quella sera stessa Psiche nascose nella stanza una lampada ad olio e un coltello affilato.
Dopo aver fatto l’amore col marito, attese che lui si fosse addormentato e illuminò il volto con la lampada.
Quello che vide la fece rimanere senza parole: l’uomo senza volto che aveva sposato era Cupido, il dio dell’amore.
Lo stupore fu tale che la lampada le cadde sulla spalla dell’amato: l’olio bollente lo ustionò e lo fece svegliare di colpo.
Cupido urlò di dolore e poi senza nemmeno degnarla di uno sguardo, infuriato perché lei aveva tradito la sua fiducia, si librò in cielo e scomparve.

Venere fu subito avvisata dell’accaduto e, in preda alla rabbia, trasformò la stanza del figlio Cupido in una prigione… “Tu!” e gli puntò contro il dito, “Mi hai disubbidito! Ti avevo detto di farla innamorare dell’ultimo degli uomini e invece l’hai scelta per te. Forse dovrei rinnegarti persino come figlio!”
Venere lo abbandono tra i suoi tormenti, quindi ordinò ai suoi guerrieri di trovarle Psiche.

Fu Psiche a trovare la dea: era giunta al suo cospetto chiedendole notizie di Cupido; Lei lo amava, era in pensiero per lui.
La dea replicò tuonando “Tu! Tu, comune mortale, Tu… non sei degna di mio figlio!” e le strappò i vestiti e i capelli, poi la rinchiuse in una prigione.
Era la prima notte che Psiche e Cupido dormivano separati da molto molto tempo.

La mattina dopo Venere irruppe nella cella di Psiche, le gettò un tozzo di pane secco e le disse: “Ti sottoporrò ad una prova per vedere se sei degna di mio figlio”
Si fece portare una montagna di chicchi di frumento, miglio, lenticchie, fave e ceci e, dopo averli mescolati, le disse: “Hai tempo fino a sera per separarli”.
Psiche capì subito che l’impresa era impossibile e incominciò a piangere.
Una formica la vide e si impietosì di lei: chiamò tutto il suo popolo e insieme riuscirono a separare i semi, poi scomparvero.

Venere non si era aspettata quel risultato così decise di sottoporre Psiche ad un’altra prova: “In quel campo ci sono delle pecore dal manto d’oro. Portami un po’ della loro lana”
A Psiche quella sembrava un’impresa molto facile: si diresse decisa verso le pecore quando una canna di bambù lungo il fiume le disse “fermati, quelle non sono normali pecore. Se ti avvicinerai ti sbraneranno viva. Se ti serve un po’ della lana, aspetta la notte e recupera la lama che si è impigliata in quei rami nel bosco.”
Psiche fece come le era stato detto e riuscì anche in questa impresa.

Venere era sempre più infuriata: “Vedi quella cima? Là c’è una sorgente di acqua gelida. Prendi questa anfora e riempila alla foce.”
Psiche iniziò subito a scalare la montagna, ma la roccia era scivolosa e non c’erano appigli.
Non c’era alcun modo di arrivare lassù.
Psiche iniziò a piangere disperata: un’aquila si impietosì, si tuffò in picchiata, prese l’anfora dalle mani di Psiche, la riempì di quell’acqua e gliela restituì.

Venere era furente: “Bene, vediamo se riesci anche in quest’ultima impresa. Devi andare da Proserpina, nel cuore dell’Ade. Porgile questo cofanetto e dille che Venere la prega di mandarle un po’ della sua bellezza.”
Psiche capì che quella era un’impresa disperata. Il suo amore per Cupido però era così forte che, pur di accontentare Venere, era pronta a suicidarsi per poter parlare con Proserpina.
Salì sulla torre più alta e si preparò a saltare nel vuoto.
La torre le parlò “Fermati! Non farlo! C’è un’altra strada per i vivi per scendere negli inferi e tornare”
La torre le indicò la via, poi concluse “Ricorda, porta con te due monete d’oro e due focacce.”
Psiche seguì le indicazioni della torre: scesa negli inferi, con la prima moneta si fece traghettare da Caronte dall’altra parte del fiume Acheronte mentre con la prima focaccia riuscì a far addormentare Cerbero.
Arrivò quindi da Proserpina che le diede quanto chiesto da Venere, poi, felice, fece la strada inversa.
Una volta in salvo, Psiche fu vinta dalla curiosità e aprì il cofanetto: cadde subito in un sonno profondo da cui non si sarebbe più risvegliata.
La vendetta di Venere si era finalmente compiuta.

Cupido nel frattempo era guarito ed era riuscito a scappare dalla prigione costruita dalla madre. Volò alto nel cielo e da quel punto da cui si può guardare tutto il mondo, scorse Psiche, addormentata.
Corse da lei e rinchiuse il sonno profondo nel cofanetto, risvegliandola all’istante: “La tua curiosità un giorno ti sarà fatale, amore mio… presto prendi il cofanetto e portalo a Venere”

Cupido intanto raggiunse Zeus, il padre degli dei e gli chiese il permesso di poter sposare pubblicamente Psiche.
Zeus accettò sperando che quel matrimonio avrebbe messo la testa a posto a Cupido.
Poi, il padre degli dei parlò con Venere: “Non devi preoccuparti, figlia mia. Non sarai disonorata da un matrimonio con una mortale. Sarà un’unione tra uguali.”
Zeus stesso fece bere a Psiche una coppa d’ambrosia e la ragazza divenne subito immortale.
Eterno fu il loro amore.
Eterna è l’arte che lo rappresenta.
Eterna è la parola che lo racconta.

E sono finalmente diventato Competent Communicator & Competent Storyteller!

Davide Giansoldati

Foto credits Wikipedia/Wikimedia
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