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Come fare Podcast in Biblioteca con Ester Memeo

Cosa succede quando si mescolano insieme la passione per i libri e quella per i podcast?
Come nasce un libro che parla di libri e di podcast?
Come possiamo parlare di podcast e libri in modo alternativo, senza coinvolgere a tutti i costi gli autori dei libri?

Nel 2022 io ed Ester Memeo abbiamo scritto un libro a 4 mani: “Come fare podcast in biblioteca”, che racchiude la nostra passione per i libri, per i podcast, per il raccontare e condividere. Con questa co-intervista vi raccontiamo il dietro le quinte del progetto, se volete saperne di più potete scriverci e contattarci e saremo felici di parlarne con voi.

 

Ester: Davide, sei un podcaster ormai anche di lunga data, possiamo dirlo perché il tuo podcast “Promuovere e raccontare i libri” è alla sua quinta stagione, per cui è probabile che qualche mio ascoltatore ti abbia già ascoltato nel tuo podcast. Però vorrei che fossi tu a presentarti: chi è Davide Giansoldati?

 

Davide: In breve: il primo sito web nel 1996; la prima piattaforma e-commerce importante a cui ho lavorato, 2003, expedia.it. Il primo social nel 2007, ed era Myspace, per chi se lo ricorda; a seguire tutti gli altri. Il primo libro l’ho scritto nel 2012 e da quel momento ne ho scritti otto, poi podcaster ufficialmente diciamo dal 2020, prima ci sono stati cinque anni di ascolto, quindi prima ascoltatore di podcast e a un certo punto creatore di podcast.

 

Ester: Devo dire che veramente è stata una lunga carriera, per cui posso dire che la dimensione libro e la dimensione audio ti appartengono già ormai da diverso tempo?

 

Davide: Assolutamente sì. Il passaggio che non avevo mai il coraggio di fare era proprio quello, molto semplice, di spostarmi da una dimensione narrativa in presenza al podcast, perché sono anni che io faccio eventi anche con 500 persone di fronte, per cui, come dire, non ho paura a parlare in pubblico, né di tutti quelli che possono essere i rischi, cioè sono tutti gestiti e controllati. Ed eppure questo passaggio non non mi decidevo mai, mai a farlo. Finché il buon Gianpiero Kesten mi ha dato un calcio nel sedere e mi ha detto “Parti!”.

 

Ester: Direi che è stata una bella spinta! Posso dire anche che la nostra conoscenza professionale è nata proprio grazie al podcast, perché in prima battuta ci siamo conosciuti all’interno dello stesso network, ma eravamo ascoltatori reciproci dei nostri podcast. E infatti “Podcast per il business” è stato anche l’inizio, forse il momento che poi ci ha visto insieme a collaborare a un progetto che ci ha coinvolti negli scorsi mesi e che ci ha portato alla stesura del libro, del toolbox, intitolato “Come fare podcast in biblioteca” edito da Editrice Bibliografica.

Come dicevi all’inizio queste due dimensioni, una molto fisica, che è la biblioteca, e l’altra totalmente digitale, che è il podcast, sembrano quasi appartenere a due mondi diversi. Eppure un legame c’è, eccome. Allora come nasce l’idea di questo libro?

 

Davide: L’idea di questo libro ha la sua genesi nel periodo 2020-2021, siamo nel pieno della pandemia, e a un certo punto Chiari Città del Libro 2020 decide di dare spazio anche a un contenuto che non sia il libro fisico, a vedere il contenuto libro in maniera molto più trasversale, attraverso una serie di progetti che coinvolgono proprio le scuole del territorio e anche attraverso il Master dell’Università Cattolica, nel quale insegno.

Sostanzialmente ci hanno chiamato per aiutarli in questo percorso e tra tutti i docenti ero quello che di podcast se ne occupava già e ne sapeva abbastanza.

Nasce quindi una serie di lezioni frontali su Zoom con i ragazzi per trasferire la passione per il mezzo podcast, e su come raccontare i libri attraverso il podcast, quindi qualcosa che se vuoi è complementare al mondo degli audiolibri, perché qui sentiamo molto di più la voce del lettore.

Questo progetto ha avuto successo e abbiamo pensato insieme a Sara Speciani di Editrice Bibliografica di farci una serie di eventi legati al mondo delle biblioteche con persone provenienti proprio dal mondo delle biblioteche di tutta Italia, e abbiamo raccontato insieme le opportunità che le biblioteche possono cavalcare proprio attraverso i podcast.

Fatto ciò, ne abbiamo presentato un altro alla Fiera del libro di Torino e, di evento in evento, a un certo punto Editrice Bibliografica mi chiede di scrivere un libro su questi argomenti.

 

Ester: Hai usato un termine molto interessante che è “opportunità” per le biblioteche. Ecco, qual è secondo te la vera opportunità che le biblioteche possono cogliere, usando il podcast come strumento di comunicazione?

 

Davide: Il podcast oggi rappresenta uno strumento di comunicazione con la propria community, quindi usandolo possiamo provare a dimenticare quella visione delle persone che in passato andavano in biblioteca per isolarsi e stare da soli, ognuno nel suo angolino, con un libro davanti, in religioso silenzio, per trovare una chiave di lettura, se volete, più moderna e virtuale, per cui la biblioteca è un vero e proprio centro culturale a tutti gli effetti e, facendo cultura, tutte le situazioni e i contesti diventano adatti proprio a questo obiettivo.

Di cosa si può parlare in un podcast legato a una biblioteca? Si può partire dagli insights sui libri che escono. La grande differenza con i programmi in TV che fanno la stessa cosa, come ad esempio “Billy” che va in onda sulla Rai, è che spesso in biblioteca o con un podcast il tutto si trasforma più in uno strumento da gruppo di lettura che da semplice presentazione.

Perché cos’è che ha davvero di unico la biblioteca? Il fatto che i lettori di quel libro provino a raccontarlo in modo spontaneo, dicendo spassionatamente cosa ci hanno trovato di interessante. Un po’ come leggere una versione consapevole ed esperta delle recensioni Amazon, che non sempre invece sono approfondite e dettagliate. Ricordiamoci che il lettore che frequenta una biblioteca è un lettore fortissimo, quindi quando recensisce un libro sa cogliere tutta una serie di aspetti interessanti.

Se in ogni biblioteca ci fossero tre persone che leggono un determinato libro, ad esempio l’ultimo di Paolo Pugni, ecco che lui otterrebbe 150 recensioni del suo libro totalmente diverse.

 

Ester: C’è un passaggio interessante che ho segnato all’interno del libro che ha menzionato Massimo Salomoni, uno dei contributor, oltre a me e a te che abbiamo scritto a quattro mani questo libro. Massimo dice appunto che le biblioteche sono un punto di incontro ma diventano anche un mezzo per fare diffusione culturale.

Il podcast, a differenza delle biblioteche, amplifica in modo più intimo e confidenziale questo legame, accorciando le distanze tra autore e ascoltatore in un dialogo diretto.

Questo è un elemento importante perché credo che soprattutto nel post pandemia anche la biblioteca sia cambiata, come luogo e come vissuto, e abbia bisogno anche di trovare nuovi spazi di comunicazione e di relazione con chi la frequenta.

Questi ambienti, con l’idea di dare voce ai lettori e di non renderli soltanto fruitori passivi della cultura ma diffusori attivi, offrono grazie al mezzo dell’audio dei momenti di interazione e di arricchimento notevoli.

 

Davide: Mi piace molto una parola che ha usato Massimo, “intima”, perché in effetti il podcast ha questa dimensione, è un po’ come se ci fosse il lettore specifico di un libro che lo sta leggendo e ci sta sussurrando all’orecchio il suo preciso punto di vista. Questo cambia molto l’efficacia del messaggio.

 

Ester: Questo credo che sia anche l’elemento che differenzia, per esempio, un audiolibro da un podcast, perché siamo sempre all’interno della stessa dimensione narrativa orale, però in questo caso cambia completamente l’approccio. Secondo te, per quanto riguarda la diffusione della cultura, in che modo, anche a livello pratico, la biblioteca può amplificare questo messaggio usando il podcast, quindi coinvolgere la community?

 

Davide: La prima risposta che mi viene in mente ha a che vedere con la sfida della biblioteca, che però è far sì che le persone che la frequentano partecipino anche.

Se noi consideriamo la biblioteca come una community che vive di vita propria, il suo perimetro è il perimetro degli utenti che entrano ed escono dalla biblioteca, e la dimensione intima di cui parlavamo prima a questo punto non è più quella tra la voce che parla e l’orecchio che ascolta, ma quella che si crea quando abbiamo una community che si muove intorno a un interesse specifico.

Per un singolo podcaster magari raggiungere 500 o 1000 ascoltatori è un’impresa, mentre una biblioteca ce li ha già.

Quindi mi chiedo, ma è davvero così importante che il podcast della biblioteca esca dal perimetro della biblioteca? Se decidessimo di muoverci non tanto al di fuori del territorio, ma con una presenza più pervasiva nel territorio, cioè creando il nostro format come biblioteca e poi facendo ad esempio un giro nelle biblioteche scolastiche per presentarlo?

In questo caso, vedo più una base di lavoro fisico che ci restituisce poi dei contenuti digitali, piuttosto che la crescita di un palinsesto totalmente digitale per accontentare il mass market. Accontentare tutti, in questo caso, non è il nostro obiettivo.

 

Ester: Questa tua visione mi è piaciuta tantissimo perché ha spostato l’attenzione su quella che può diventare la dinamica di cercare di ampliare per forza il proprio pubblico, mentre in questo caso l’ottica è quella di fidelizzare ancora di più il pubblico già presente e dare un maggior valore alle persone.

All’interno del libro ci sono anche dei casi di biblioteche che hanno avviato dei progetti molto interessanti, ce n’è qualcuno che vuoi menzionare?

 

Davide: Proprio durante uno degli eventi fatti al Convegno delle Stelline, ho citato alcuni di questi podcast di biblioteche.

Alcuni dei citati erano lì in sala, e quindi hanno ringraziato a fine evento chiedendomi una foto da mandare a tutta la loro community: in questo caso si trattava della biblioteca di Alba. Questo ci fa capire la forza di questa community e l’opportunità di uscire dall’autoreferenzialità.

Con “Come fare podcast in biblioteca”, vogliamo spingere tante altre biblioteche a fare questo passo, anche perché gli strumenti necessari per partire sono molto economici e i tempi di creazione sono più veloci. 

 

Ester: Vogliamo raccontare l’aneddoto che c’è dietro alla stesura del libro?

 

Davide: All’interno di quasi tutti i libri che scrivo, mi piace dare un po’ di spazio anche ad altri esperti con una preparazione verticale sull’argomento trattato.

Tra i diversi esperti che contatto, c’è anche Ester Memeo, e le chiedo un intervento scritto sulla sua esperienza con i podcast in 3000 caratteri, circa un paio di pagine Word.

Mi arriva il suo testo, inizio a leggerlo, la prima sensazione è che la sta prendendo un po’ alla larga, dopo una pagina eravamo ancora all’introduzione.

Stavo leggendo da cellulare, quindi non avevo percezione della dimensione, vado a vedere i caratteri: 30.000.

A quel punto chiamo Ester e dico: “Cosa ne dici se il libro lo intitoliamo Fare podcast in biblioteca di Ester Memeo e Davide Giansoldati?”, e la risposta divertente è stata “Fare podcast in biblioteca? Mh?” Cioè lei era focalizzata sul titolo! Non aveva colto la sfumatura sul farlo a quattro mani! Aveva scritto praticamente metà libro da sola!

 

Ester: Questo è per farti capire che era proprio lontana da me l’idea di fare un contenuto così lungo! Ma perché avevo inteso diversamente, però è stata una bella esperienza, quindi ti ringrazio di avermi coinvolta in questo progetto.

Vogliamo ricordare dove si può acquistare il libro?

 

Davide: Facilissimo: “Come fare podcast in biblioteca” si trova su qualsiasi piattaforma online e in qualsiasi libreria fisica. Si può ordinare anche direttamente dal sito della casa editrice, editricebibliografica.it. 

Ester: Ti ringrazio anche per la tua partecipazione in un mio progetto in cui a mia volta ti ho voluto come esperto nell’ambito dei podcast e dell’editoria, con un intervento per il mio corso online di podcast marketing.

 

 

Ascolta “Come fare Podcast in Biblioteca con Ester Memeo | Episodio 129” su Spreaker.

 

Immagine da Depositphotos.

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