Come uso gli hashtag
Gli hashtag.
Servono? A cosa servono? Come li uso?
Partiamo da queste domande degli allievi del master in editoria per trattare da un nuovo punto di vista il tema degli hashtag.
Gli hashtag
Vi ho già parlato degli hashtag in questi due articoli “Il vostro marchio distintivo” e “Aprire finestre e portali grazie ai tag“, sono passati quasi 2 anni da quei miei primi contenuti.
Oggi torno su questo argomento per darne una chiave di lettura aggiornata.
Possiamo dire che gli hashtag sono nati nel 2007 e pensate che solo nel 2009 diventano cliccabili su Twitter, poi tra alti e bassi, diventano un elemento presente su tutti i social network.
Oggi di fatto tutti i social network li prevedono, ma dobbiamo usarli in modo corretto per ottenere il massimo da questo strumento.
Si perché l’hashtag non è solo una parola preceduta dal simbolo # il cancelletto, ma è la chiave d’accesso a una conoscenza infinita.
Trovare nuovi contenuti grazie agli hashtag
Quando siamo in modalità esplorazione e siamo a caccia di notizie, informazioni, approfondimenti, gli hashtag ci mettono in contatto con quei contenuti accomunati dal ruotare intorno alla parola preceduta dal cancelletto.
Gli hashtag diventano a tutti gli effetti dei potentissimi portali stile Stargate che ci collegano con un mondo di conoscenza tematica a nostra disposizione.
Abbiamo bisogno di una raccolta di frasi, aforismi e citazioni? Ci basta cercare #citazioni.
Vogliamo sapere gli ultimi trend sui social? Possiamo digitare #socialmedianews sulla barra di ricerca.
Se stiamo cercando consigli per parlare in pubblico, oltre che rivolgervi al sottoscritto, potete guardare sui vari social ai post con questo tag #publicspeaking.
Cosa sta succedendo di nuovo sui social? Ce lo racconta #socialmediamarketing, mentre per gli ultimi trend su growth hacking c’è #growthmarketing.
Se siete alla ricerca di nuovi contenuti audio da ascoltare, #podcast è la porta d’ingresso a una libreria di spunti e contenuti preziosi.
Cercate suggerimenti su libri da leggere oltre al classico #libriconsigliati? C’è #librisucomodino, curato da Writers And Readers che propone libri da leggere con spunti per la nostra scrittura, e poi c’è #librisullascrivania, dove ogni 2 settimane sono io a proporvi 3 libri su digital, marketing e sviluppo personale.
Uno dei primi consigli che do a chi vuole migliorare il proprio posizionamento sui social è quello di trovare gli hashtag giusti da seguire, i miei saranno sicuramente diversi dai tuoi.
Certo alcuni saranno gli stessi, altri inevitabilmente diversi perché riflettono interessi, temi e contenuti differenti che ci interessa conoscere o approfondire.
Questa lista non dovete in ogni caso considerarla come un punto d’arrivo, quanto un continuo lavoro di revisione e aggiornamento, io lo faccio almeno una volta al mese.
Gli hashtag per i creatori di contenuti
Quando indossiamo i panni del content creator, la nostra prospettiva è esattamente all’opposto e qui il gioco si fa ancora più interessante perché abbiamo ben due obiettivi.
Il nostro primo obiettivo è renderci riconoscibili, distinguerci.
Grazie al giusto hashtag, possiamo lasciare un marchio, un timbro riconoscibile a ogni nostro contenuto: quello diventa a tutti gli effetti la nostra firma, il nostro tratto distintivo che ci identifica e ci rende rintracciabili facilmente.
Un hashtag può essere una singola parola #scrivilo, una terna di parole #WriteShareEnjoy o un breve messaggio #JustDoIt.
Ci basterà cliccare su queste parole per accedere al filo rosso dei contenuti creati intorno a loro, per poi perdersi tra post, video e articoli originali creati dagli autori.
Il nostro marchio distintivo è qualcosa che ci deve accompagnare uguale su tutti i social network.
Lo ripeto, su tutti i social network.
Il secondo obiettivo è quello di vedere gli hashtag come briciole di pane: aggiungere i giusti hashtag ai nostri contenuti sui social permette infatti agli altri di trovare i nostri contenuti e subito dopo il nostro profilo.
Un post senza hashtag perde in partenza la possibilità di essere trovato in questo modo.
Io li chiamo hashtag di scoperta, a volte sono molto generalisti ad esempio #sapevatelo o #aforismi o #frasicelebri; altre volte sono legati a temi generalisti tipo #politica, #elezioni, #covid; altre volte ancora identificano un argomento più specifico come #socialmediamanager #toolperstartup #storytelling.
Aggiungerli ai nostri contenuti ci dà la garanzia che un domani qualcuno possa scoprirci ed entrare in contatto con noi.
Attenzione! Gli hashtag non sono tutti uguali: alcuni sono seguiti da poche persone (e ci interessano poco per lo scopo di farci trovare), altri da migliaia di persone, alcuni da milioni di persone e già ci possono piacere di più per i nostri obiettivi.
Oltre ad avere numeri diversi di persone che seguono certi contenuti, questi dati variano da social network a social network, per cui non è detto che gli stessi funzionino in modo identico ad esempio tra LinkedIn e Instagram, anzi spesso sono diversi.
Per cui di nuovo occorre dedicare del tempo a studiare quelli da utilizzare.
Gli hashtag legati a eventi, fiere, manifestazioni
C’è anche un altro filone di hashtag che vale la pena prendere in considerazione tra i generalisti: quelli dedicati a fiere, eventi, manifestazioni, percorsi di studio e full immersion.
Qui ci sono più scuole di pensiero: metto l’anno in coda oppure no?
La mia risposta è: dipende.
Se l’evento non ha dimensioni gigantesche, dal punto di vista della creazione dei contenuti dedicati, meglio tenere un unico hashtag valido sempre, così le persone possono scoprire anche contenuti delle vecchie edizioni e quando inizia la nuova non si parte con zero contenuti.
Se invece siamo di fronte a grandi manifestazioni come fiere ed eventi, ad esempio il Salone di Torino, l’hashtag è il nome dell’evento seguito dalle ultime due cifre dell’anno, il prossimo sarà #SalTo22.
Invece, l’evento che ogni anno organizza Performance Strategies sul marketing, chiamato Marketing Forum è sempre indicato con #marketingforum.
Ultime riflessioni
Ah dimenticavo… il “giochetto” dei portali funziona se gli hashtag di scoperta che usiamo nei nostri contenuti sono collegati ai nostri post e in qualche modo ne rappresentano una sorta di parola chiave.
Dopo averli provati più volte, ho abbandonato gli hashtag ultra generalisti, perché dal mio punto di vista sono privi di personalità, sono piatti e scialbi come cliché.
Certo potreste pensare che vi aiutino a farvi scoprire, ma usando questi hashtag il vostro post sarà come una goccia in mezzo al mare. Insignificante.
Come uso io gli hashtag?
In sintesi ecco le mie raccomandazioni:
- Su LinkedIn in media ne uso 4 per ogni post: 3 di scoperta con parole chiave legate al contenuto del post con almeno qualche migliaio di follower (potreste restare sorpresi dalle differenze abissali ad esempio tra singolare e plurale) e uno che è la mia firma #promolibri.
Da non sottovalutare un dettaglio su LinkedIn: nei post i primi 3 hashtag diventano parte della url del singolo post e questo vi aiuta anche nell’ottimizzazione del post nella ricerca. - Su Instagram ne uso 5 o 6 legati a parole chiave più generaliste, ma sempre attinenti al contenuto del post e altrettanti più specifici, oltre al mio tag #promolibri.
Tra quelli generalisti ci sono #libri #editoria e #autori, mentre andando nello specifico #libriconsigliati #libridaleggere #librisuilibri. - Su Twitter seguo logiche analoghe a quelle di LinkedIn, con un massimo di 3 o 4 anche qui.
- Su Facebook li centellino molto di più, 1 o 2 sono quelli con i quali al momento trovo più riscontro.
Ora è il tuo turno, metti in pratica questi spunti e ottieni ancora più visibilità per i tuoi post.
Hai una domanda da farmi anche tu come gli studenti dei master dove insegno? Scrivimi, potrai essere anche tu protagonista di una delle prossime puntate del mio podcast.
PS:
E tu, hai qualche altro suggerimento o consiglio sull’uso degli hashtag?
Raccontalo nei commenti!
Ascolta “#82. Come uso gli hashtag” su Spreaker.
Photo by Guilherme Lahmann on Unsplash