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Oracolo o Algoritmo? Riflessioni sui Social Network

Sapete cos’è un algoritmo e perché gioca un ruolo importante nella visualizzazione dei vostri post sui social network?

Perché parlare di algoritmi in un blog che tratta di social, libri e marketing online?

Perché per capire il funzionamento dei social è importante capire come sono costruiti e progettati e alla base di questa progettazione ci sono appunto gli algoritmi.

Cos’è un algoritmo?

In informatica, è una sequenza di istruzioni che ha come obiettivo quello di risolvere uno specifico problema grazie all’esecuzione di un numero finito di istruzioni elementari in un ordine ben preciso.

Anche se non ce ne rendiamo conto ognuno di noi esegue ogni giorno centinaia di algoritmi, lo spiegano molto bene Rossella Petreschi e Giorgio Ausiello, professori ordinari di Ingegneria Informatica presso l’Università ‘La Sapienza’ che nel libro “l’informatica invisibile. come gli algoritmi regolano la nostra vita… e tutto il resto”, edito da Mondadori Education, ne elencano alcuni: la prenotazione di un posto in aereo, un prelievo o una richiesta di saldo al bancomat o la ricerca di informazioni in rete.

E’ grazie agli algoritmi che possiamo scegliere di consultare le notizie su un blog o un quotidiano in base alla data di pubblicazione o vedere l’elenco dei prodotti più venduti su un sito e-commerce.

E’ di nuovo grazie ad un algoritmo che possiamo risparmiare tempo e benzina grazie alle indicazioni del nostro navigatore che ci suggerisce una strada diversa per tornare a casa.

Avete compreso in linea generale quindi cos’è un algoritmo?

Per farvi un altro esempio che usiamo quotidianamente, quando andiamo su Google e facciamo una ricerca, l’ordine con cui ci appaiono i risultati è frutto di un algoritmo.

Per cui se provate a cercare su Google “Come si fanno i Reels” , il fatto che come primo risultato ci sia il sito di Salvatore Aranzulla è stabilito in base ad un algoritmo di rilevanza e qualità del contenuto per aiutarvi a trovare la soluzione al vostro problema.

In modo analogo l’ordine e quali contenuti vediamo sui social network quando li navighiamo è stabilito da un algoritmo.

Sui social network gli algoritmi che determinano quali post vediamo rispondono alla sfida di soddisfare il bisogno di contenuti degli utenti che li frequentano.

Se ad esempio nell’arco di una settimana io interagisco in modo continuativo con i post del Corriere, mettendo mi piace, commenti o condividendo quei contenuti sul mio profilo, questo comportamento sarà tradotto in “a Davide Giansoldati le notizie di questo quotidiano interessano” e quindi continuerà a propormele anche nelle settimane successive.

Stesso discorso per le interazioni con gli utenti, gli amici, le realtà che organizzano eventi o sfide online.

Le interazioni con gli altri si traducono in informazioni preziose che condizionano in tempo quasi reale le preferenze sulla tipologia di contenuti che ognuno di noi vedrà sul singolo social network.

Un utente contento e soddisfatto di quello che trova su un social, ad esempio Facebook, tornerà ogni giorno per trovare altre informazioni e contenuti in linea con il suo profilo di interessi.

La presenza giornaliera, settimanale, mensile di ognuno di noi sui social network si traduce poi in un numero, un dato medio giornaliero e mensile che rivela il numero di persone che frequentano quel social e con le quali si può interagire.

Questo è il dato chiave su cui basano il proprio successo e il proprio fatturato i social network che vendono alle aziende, i veri clienti di queste reti di persone, la possibilità di interagire con quel pubblico e parlare dei propri prodotti e servizi.

Se da una parte i social network, primo tra tutti Facebook, cercano di favorire un approccio democratico delle informazioni e il libero scambio delle idee, dall’altro sono un’impresa che ha come obiettivo quello di generare utili e se possibile sempre più utili.

I social network danno quindi priorità alla monetizzazione degli utenti attraverso le molteplici soluzioni di advertising che le loro piattaforme offrono.

Le homepage dei social network abbondano di messaggi pubblicitari e a decretare quali vede ognuno di noi è di nuovo un algoritmo che si basa sui nostri interessi personali determinati attraverso la cronologia delle ricerche, le interazioni con i post, le pagine e gruppi, la visualizzazione di video e per quanto tempo. In modo analogo l’azione di saltare un contenuto multimediale, ignorare un messaggio sono altre informazioni utili per profilarci meglio come utenti target di messaggi sempre più specifici e mirati.

L’obiettivo dei social network è quello di tenere alto l’engagement di noi utenti per assicurarsi gli introiti generati dalla pubblicità.

Se da un lato può stupire la bravura degli algoritmi dei social network nel trovare le giuste inserzioni rilevanti per ognuno di noi, dall’altro è importante sapere che questo risultato si ottiene grazie al fatto che riducono una persona a una somma di microdati (i siti che frequenta, gli acquisti che compie…) e a un profilo personale ben distante dall’essere umano e dalla sua parte di imprevedibilità e di libertà.

La tirannia dell'algoritmoQuesta affermazione tratta dal libro La tirannia dell’algoritmo scritto dal filosofo e psicanalista Miguel Benasayag ed edito da Vita e Pensiero, spiega in modo chiaro e semplice cosa rischiamo di diventare: non più noi stessi a trecentosessanta gradi, ma una versione impoverita e semplificata, un profilo virtuale di noi stessi che ne è solo una brutta copia, descritta e rappresentata solo attraverso azioni e comportamenti ricorrenti che, citando di nuovo Miguel Benasayag  delegano coscientemente le funzioni di decisione alle macchine e che non lasciano spazio al nostro io creativo e alla nostra capacità di sperimentare e vivere il mondo con occhi nuovi ogni giorno.

Questo libro è denso di spunti di riflessione, non a caso il titolo stesso “Tirannia dell’algoritmo” ha lo scopo di farci riflettere sulle ombre che si celano dietro i fantastici social network che tutti apprezziamo

Se volete un consiglio, leggete “La tirannia dell’algoritmo” dalla prima all’ultima pagina armati di carta e penna per sottolineare i messaggi universali di cui è denso.

Ed è proprio con uno di questi che voglio concludere questa puntata:

Per essere intelligenti, ci vuole un corpo.

Per fortuna ne abbiamo uno e ci servirà nei prossimi articoli per tornare su questo argomento per capire come muoversi in modo agile tra le maglie degli algoritmi e trovare il proprio posto nel mondo digitale in compagnia dei nostri lettori.

Ascolta “#12. Oracolo o algoritmo” su Spreaker.

 

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

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