Bianco è il colore del danno
Perché dovreste leggere “Bianco è il colore del danno” scritto da Francesca Mannocchi
Dalla quarta di copertina: “Quattro anni fa Francesca Mannocchi scopre di avere una patologia cronica per la quale non esiste cura. È una giornalista che lavora anche in zone di guerra, viaggia in luoghi dove morte e sofferenza sono all’ordine del giorno, ma questa nuova, personale convivenza con l’imponderabile cambia il suo modo di essere madre, figlia, compagna, cittadina.”
Queste righe potrebbero bastare a spingere all’acquisto di questo libro: io le ho lette a libro concluso, mi aveva catturato subito l’immagine di copertina, così come il titolo.
Difficilmente leggo le quarte, lascio che siamo altri fattori a spingermi all’acquisto d’impulso: in questo caso un post sui social – forse Twitter, forse Instagram – ha acceso in me la curiosità di comprare e leggere subito questo testo.
Non sapevo cosa aspettarmi e fin dalle prime pagine ho capito che questo libro non rientrava nelle mie classiche letture: mi ha catturato dalle prime pagine, fino all’ultima.
Frasi “indelebili” di “Bianco è il colore del danno”
- Il tempo che restava erano avanzi
- ho guardato dentro la sua assenza e ho avuto un’idea precisa di cosa sia il ricordo quando il muscolo della memoria non viene allenato
- e lui come è vissuto – come gli umili – se n’è andato.
- nell’andatura sobria di chi ha vergogna e dice sempre grazie e prego, permesso e si figuri.
- La casa sul mare a Raf Raf, in Tunisia, con gli scuri che sbattono e il mare che agonizza a cinquanta passi.
- La lingua della medicina non coincide col male che prova a descrivere.
- Dove finisca il nostro dolore quando è ingabbiato nelle griglie rigide della lingua medica è l’altra grande domanda che mi accompagna da allora.
- Lo stato di paziente non ha spazio per l’incertezza, il malato ha delle domande: voglio sapere cosa avviene, cosa rischio e come passa. Vuole una prognosi e una cura. Per lui nello stato della medicina non c’è spazio per il condizionale.
- Dalle finestre che impegnavano l’intera parete curva entrava la luce lavata dal temporale.
- Palliare significa in primo luogo coprire. Il pallio è un mantello. In medicina, come riporta il dizionario etimologico, palliare significa «guarire in apparenza, onde palliativo dicesi di un rimedio che ha la virtù di calmare temporaneamente i più gravi sintomi del male».
- Addolorato lui, addolorata io, addolorato il tempo intorno a noi, il passato irrisolto, il presente irato, il futuro omesso.
A chi consiglio la lettura di questo libro?
A chi vuole leggere qualcosa di diverso, non una storia facile da leggere e forse nemmeno facile da scrivere, ma che lascia il segno, che coinvolge, appassiona, cattura, rapisce e che ci porta a tifare ogni giorno per te Francesca.
Ho evidenziato decine e decine di frasi da questo libro… ve ne cito ancora una:
Ho imparato in fretta che il malato vive al presente, tende a seppellire il passato, perché il passato è la stanza ancora in ordine, e trascura il futuro, perché è il tempo del potrei ma non so.
Concludendo…
Un libro scritto in modo impeccabile, molto intenso, un libro che va letto per capire fino in fondo il dramma e la sofferenza di una donna e allo stesso tempo scoprire la sua forza e le sue emozioni.
Sono i vivi che vogliono essere ingannati, sono i vivi che hanno paura. I malati, no. I malati lo sanno, che stanno morendo, anche quando fingono per non far soffrire chi resta.
Io l’ho divorato in pochissimi giorni, curioso di capire, di comprendere questo viaggio nella sanità, nella vita e nella malattia.
Buona lettura!
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La scheda del Libro
Bianco è il colore del danno
di Francesca Mannocchi
Argomenti: Narrativa Biografica
Editore: Einaudi
Anno di pubblicazione: 2021
Prezzo di copertina: € 17,00
Disponibile anche in formato ebook