Personal branding per scrittori
Ascolta “#61. Personal branding per scrittori” su Spreaker.
Siamo a settembre e il ritorno dalle ferie porta con sé tanti buoni propositi.
Magari il vostro libro sta per essere pubblicato, forse state lavorando ancora al testo, forse siete in trepidante attesa dell’uscita in libreria tra qualche mese.
A prescindere dalla situazione in cui vi trovate, oggi può essere il momento giusto per iniziare a lavorare sul vostro personal branding di scrittori.
Perché è importante il personal branding per scrittori e creatori di contenuti?
Perché ognuno di noi come autore, se dedica del tempo a sviluppare il proprio personal branding può lavorare sul consolidare la propria autorevolezza, creare la propria community e di conseguenza aumentare le vendite del proprio libro e i lettori dei propri contenuti.
Da dove partire per arrivare a questo risultato?
Il primo passo è fare una fotografia iniziale di quello che c’è già oggi in rete su di te.
Il primo degli assiomi della comunicazione definiti dalla scuola di Palo Alto in California dice che “Non si può non comunicare”, quindi la nostra presenza online racconta qualcosa di noi tanto quanto la nostra assenza online, che mostra a tutti un vuoto, un silenzio che rischia di essere riempito solo dalla voce di altri che parlano di noi.
Attenzione: di solito su queste voci esterne noi non abbiamo alcun controllo.
La fotografia iniziale che mostra il nostro posizionamento attraverso i primi dieci o venti risultati su Google è il punto di partenza per chiederci: è corretto quello che appare di noi? E quanto è corretto?
Se siamo autori di poesie o racconti, è questo che appare nella prima pagina dei motori di ricerca oppure ci sono informazioni risalenti al nostro periodo universitario o comunque obsolete o fuorvianti?
Se vogliamo posizionarci come esperti su un tema specifico in ambito professionale, sono questi i contenuti che parlano di noi che appaiono sui motori di ricerca o ci sono i riferimenti solo al lavoro che ci aiuta a pagare le bollette, ma che non ha nulla a che vedere con la passione che vorremmo trasformare nel nostro futuro lavoro?
Se io non conosco un autore, ma in qualche modo incontro sulla mia strada una sua pubblicazione, la prima cosa che faccio è googlarlo per sapere chi è, cosa pensano altre persone delle sue pubblicazioni e così via.
Insomma la reputazione online di un autore determina molto spesso, almeno per me, il fatto che io compri o meno il suo libro.
E questo criterio lo applico sempre sia che voglia comprare un fantasy o un thriller, piuttosto che un testo su marketing, digital o comunicazione.
C’è un’unica eccezione: se già conosco la casa editrice e mi fido della sua linea editoriale, non ho bisogno di altre riprove sociali e in un attimo sono già alla cassa pronto a pagare il mio ultimo acquisto.
Una volta scattata una fotografia iniziale di noi stessi, dobbiamo lavorare per migliorare il nostro posizionamento.
Del posizionamento personale ho già parlato anche in altre puntate del mio podcast:
- nella puntata numero 25, intitolata Qual è il tuo WOW?, andiamo alla ricerca dell’elemento differenziante che contraddistingue ognuno di noi;
- nella puntata numero 33, dal titolo Qual è il vostro valore?, ti parlo di Unique Selling Proposition e Unique Value Proposition;
- nella puntata 47, Scegli chi sei, ti racconto di come ho iniziato diversi anni fa a lavorare sul mio personal branding.
Se non hai ancora ascoltato queste puntate, sono un buon punto di partenza per capire i concetti alla base del personal branding.
Il nostro personal branding è quel qualcosa che ci contraddistingue in modo specifico rispetto agli altri: quanti autori conoscete che scrivono fantasy, gialli o fantascienza?
Eppure se siete amanti di questi generi potete facilmente trovare le differenze tra Tolkien e Terry Brooks o David Eddings, piuttosto che tra Asimov o Bradbury, tra Agatha Christie o Camilla Lackberg.
Prendendo in prestito le parole di Jeff Bezos, il fondatore di Amazon afferma che
“il personal branding è tutto ciò che la gente dice di te non appena esci dalla stanza.”
Ho sentito questa citazione per la prima volta ascoltando Alessandro Mazzù, che sul tema del personal branding ha dedicato un intero podcast. Vi consiglio di ascoltarlo dalla prima all’ultima puntata, si chiama “Brand me” e lo trovate su tutte le piattaforme.
Quindi, tornando alle parole di Jeff Bezos, dopo che avete parlato del vostro libro a una platea di persone e siete usciti dalla sala, cosa vorreste che dicessero di voi?
Quali parole vorreste che aleggiassero nell’aria una volta che siete andati fuori dalla porta?
Proviamo insieme a fare un esercizio per trovare alcuni elementi alla base del vostro personal branding.
Pensando al vostro lato come autori e creatori di contenuti, provate a descrivervi in una frase: vanno bene 3 o 4 righe per iniziare, ma non di più.
Provate diverse varianti di questa frase fino a trovare quella che in qualche modo sentite più vostra, che più vi rappresenta.
Ora focalizzatevi sulle parole chiave che più vi risuonano, quelle che vorreste evidenziare con un bel grassetto.
Sono già parole specifiche che riflettono qualcosa di unico e collegabile solo a voi?
Se avete scritto autore di libri gialli, siamo nella sfera del generico, se avete scritto autore di gialli ambientati nella Svezia del ‘800 avete raggiunto l’obiettivo.
Dedicate del tempo ad affinare questa frase a trovare le parole giuste che devono risuonare come vostre.
Provate ora ad asciugare la frase finale e ridurla a un massimo di 10 parole.
Scrivete tutto il vostro esercizio nei commenti dell’articolo sul mio blog, darò un feedback a ognuno di voi.
Siete pronti?
Per oggi ci fermiamo qui; continueremo sul personal branding nelle prossime settimane.
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