Il libro dei Baltimore
Dopo aver ascoltato la versione audiolibro di “La verità sul caso Harry Quebert” ed essere rimasto così colpito da leggere anche il libro, avevo grandi attese da questo nuovo libro, “Il libro dei Baltimore”, scritto da Joël Dicker e pubblicato da Bompiani.
Le mie aspettative sono state soddisfatte in pieno e allo stesso tempo “deluse in pieno”.
Il personaggio principale è sempre Marcus Goldman, il protagonista di “La verità sul caso Harry Quebert” e quindi questo libro è in qualche modo è una sorta di seguito del precedente, dove Marcus, ==> AVVISO SPOILER <==, ha finalmente ottenuto il successo del suo secondo libro ed è diventato famoso.
Il punto di contatto principale è riassunto in questa frase:
“Lei non è quello scrittore…?” Io sono lo scrittore: è la mia identità. La gente crede che, in quanto scrittore, la tua vita sia abbastanza tranquilla.
I riferimenti al primo libro sono tutti qui, da qui la mia delusione… nel trovare sì come protagonista lo stesso dell’altro romanzo, ma per il resto l’unico vero punto di contatto è il nome e poco altro, mi sarebbe piaciuto di più ritrovare una linea narrativa continua e non spezzata e lontana dalla precedente.
Fatta questa premessa, le mie aspettative sul romanzo sono state pienamente attese: bella la storia, bella la trama, intrigante lo stile narrativo con salti temporali tra passato e presente che ricordano “La verità sul caso Harry Quebert” .
Speravo di trovare nuovi riferimenti a consigli per la scrittura che avevo raccolto in modo minuzioso leggendo il primo libro ma qui sono molto sporadici, questo è uno dei pochi “Scrivere un libro è come aprire una colonia estiva. La tua vita, in genere solitaria e tranquilla, viene improvvisamente scombussolata da una moltitudine di personaggi che un giorno giungono senza preavviso e ti stravolgono l’esistenza.”
Altre frasi che ho sottolineato sono:
- È il cane ad adottare l’uomo, e finge di obbedire ai suoi ordini solo per non addolorarlo.
- forse la felicità è proprio questo: essere in pace con quello che si ha.
- Il collante della Gang dei Goldman era quello: eravamo dei sognatori eccelsi.
Se vi è piaciuto il caso di Quebert, vi piacerà di sicuro anche questo libro, quindi leggetelo perché, come dice l’autore Joël Dicker a conclusione del libro:
Perché scrivo? Perché i libri sono più forti della vita. Sono la più bella delle rivincite. Sono i testimoni dell’inviolabile muraglia della nostra mente, dell’inespugnabile fortezza della nostra memoria.
Buona lettura!